2011 . R. Fabris: Le beatitudini

"Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio" (Lc 6,20) 
(Rinaldo Fabris - introduzione alle beatitudini- Udine, 8 febbraio 2011)

1. Il senso del termine "beato"

Il termine greco makàrios, "felice, fortunato, beato", che ricorre 50 volte nel NT, è concentrato soprattutto nei Vangeli di Matteo (13 volte) e di Luca (15 volte). Nell'ambiente greco (Pindaro-Aristofane) è associato a eudàimón, "felice", e riferito alla condizione di chi sta bene: il ricco e agiato (in alcuni casi si fa riferimento dimensione interiore e religiosa delle persone). Nella versione greca della Bibbia (LXX) traduce il vocabolo asre (is) (Sal 1; Dan 12,12). Nei testi sapienziali e profetici della Bibbia, si dichiara "beato" (felice fortunato) il giusto che si affida a Dio (funzione parenetica, consolatoria e esortativa). In un testo apocrifo di carattere apocalittico si dice: «Beati siete voi giusti ed eletti, perché gloriosa sarà la vostra sorte» (l Enoch 58,2, conservato nella traduzione etiopica).

2. Le "beatitudini" nei Vangeli di Matteo e di Luca

Mt 5,3-12
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4 Beati quelli che sono nel pianto, 
perché saranno consolati.
5 Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, 
perché saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi, 
perché troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore, 
perché vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati ì perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno,vi odieranno
vi perseguiteranno e, mentendo, 
diranno ogni sorta di male contro di voi
per causa mia.
12 Rallegratevi ed esultate,
perché grande è la vostra ricompensa 
nei cieli.
Così infatti perseguitarono i profeti 
che furono prima di voi.

Lc 6,20-23
Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame, 
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete, 
perché riderete.
22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno
e quando vi metteranno al bando 
e vi insulteranno 
e disprezzeranno il vostro nome 
come infame,
a causa del Figlio dell'uomo.
23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate
perché, ecco, la vostra ricompensa
è grande nel cielo. 
Allo stesso modo infatti agivano
i loro padri con i profeti.

Nel Vangelo di Tommaso si ha una combinazione tra le due forme della prima beatitudine di Matteo e di Luca: «Gesù disse: "Beati i poveri, perché vostro è il regno dei cieli"» (Vang. Tom. 54).

Nelle 7(8) dichiarazioni analoghe del Vangelo di Matteo, che seguono la prima riguardante i "poveri in spirito", si annuncia il compimento delle attese e la ricompensa piena per quelli che sono "afflitti", "miti", "affamati e assetati di giustizia", "misericordiosi", "puri di cuore", "operatori di pace" e "perseguitati" (Mt 5,4-10). Nel testo parallelo di Luca sono interpellati come beati i "poveri", quelli che ora hanno fame, quelli che ora sono nel pianto e perseguitati (Lc 6,20-23). Ad essi si annuncia il rovesciamento della situazione attuale di privazione, sofferenza e tribolazione. La consolazione per quelli che sono nel pianto e la sazietà per quelli che hanno fame, corrispondono al regno di Dio promesso ai "poveri". Alle quattro beatitudini rivolte ai poveri, Luca contrappone quattro "guai" contro i ricchi (Lc 6,20-23.24-25). Le divergenze nel numero e nella forma tra le due serie di beatitudini - quattro in più in Matteo, con un'accentuazione del loro carattere etico e spirituale - dipendono dalla tradizione e dal lavoro redazionale degli evangelisti, che le hanno adattate alle diverse situazioni vitali delle comunità.
Il rapporto tra regno di Dio e poveri, espresso nella forma letteraria della "beatitudine", affonda le sue radici nella tradizione biblica, dove Dio si presenta come il difensore dei poveri. Nei testi del canone ebraico, la categoria socio-economica del "povero" tende ad assumere una connotazione etico religiosa nel senso che il povero, che è senza terra, privo dei beni necessari per vivere, o l'oppresso e il perseguitato, diventa l'orante dei salmi, umile, pio e giusto, che si affida completamente a Dio. Questa evoluzione si riflette anche nella terminologia, dove gli 'anawìm, sono i "poveri" e gli "umili".
La dichiarazione "beati voi poveri" si fonda sull'annuncio-promessa: "perché vostro è il regno di Dio". Con queste parole si rimanda all'azione di Dio, che libera gli oppressi in Egitto e fa tornare i prigionieri dall'esilio. Il re, discendente di Davide, sotto l'azione dello Spirito del Signore, attua la "giustizia" e il "diritto" a favore dei poveri e dei miseri (Is 11,1-5; cf. Ger 23, 5; Sal 72). Quando Dio manifesta la sua sovranità nel mondo e nella storia i poveri sono i beneficiari del suo intervento efficace e liberatore (Mic 4,6-7; Sal 146,5-10). Il compito del profeta, consacrato con lo Spirito del Signore, è di portare il lieto annuncio ai poveri, identificati con i prigionieri e gli oppressi (Is 61,1-2; cf. Lc 4,16-18). Seconda la tradizione di Matteo e di Luca Gesù dà compimento alla promessa di Dio a favore dei poveri. Ai due discepoli di Giovanni che si trova in carcere, inviati per chiedere a Gesù quali sono i segni della sua identità e compito messianici, egli risponde elencando i gesti di liberazione a favore dei poveri (Lc 7,22; cf. Mt 11,2-6; Is 35,5-6; 29,18).
Le beatitudini evangeliche sono il punto di arrivo della storia biblica, dove ai poveri è promessa la liberazione. Gesù si presenta come banditore del lieto annuncio, del quale i poveri sono destinatari. Il regno di Dio è per i poveri, perché come sovrano giusto egli libera gli oppressi e difende i deboli. Gesù chiama "beati" - felici e fortunati - gli abitanti dei villaggi della Galilea, che vivono nell'emarginazione economica e sociale, perché Dio, re giusto, fedele alle sue promesse, interviene a loro favore per liberarli. Con autorità e forza Gesù annuncia loro che la promessa di Dio ora si compie. Sono "beati", perché Dio instaura il suo regno, che cambia la loro situazione di miseria e infelicità. Il regno di Dio è per i poveri, non perché essi abbiano titoli o qualità particolari da far valere davanti a Dio, ma perché egli libera e salva quelli che hanno bisogno.